Il rapporto allenatore-genitori-figli
Il Counselor sta diventando una professione sempre più importante e nel mondo sportivo un obiettivo è quello di aiutare i ragazzi adolescenti che praticano sport agonistico a prevenire e intervenire in situazioni “particolari”.
L’intervento del counselor rappresenta un antidoto efficace contro il cosiddetto “drop-out sportivo”. Per i giovani atleti, che si trovano ad attraversare una fascia di età molto critica, diventa un valido rimedio contro l’abbandono prematuro dello sport che può avvenire per diversi motivi: la mancanza di risultati o la forte pressione di genitori ambiziosi che, in modo spesso inconsapevole, generano nel ragazzo/a tensione e ansia da prestazione tali da rendere insostenibile il continuare uno sport in cui non si eccelle. Come ha scritto Sartre: “se i genitori hanno dei progetti per i loro figli, i figli avranno immancabilmente dei destini…quasi mai felici”.
Anche nuovi interessi verso gli amici e il mondo sentimentale possono alimentare un allontanamento dall’attività sportiva. L’obiettivo del Counselor, in questi casi, è stare in relazione con l’atleta e aiutarlo a far emergere la propria soggettività, rendendolo più consapevole dei propri pensieri, delle proprie emozioni, delle proprie risorse e dei propri limiti. E’ possibile fare tutto questo intervenendo su diversi fronti: enfatizzare l’aspetto ludico dello sport, che deve in primo luogo divertire, appassionare, e scardinare il concetto di agonismo inteso come mero dovere di vincere, andando a ricreare un movimento pulsionale interno positivo più verso il principio del piacere; stimolare il desiderio, per coltivare la motivazione, saper insegnare la funzione del limite e valorizzare il fallimento, considerandolo come un’opportunità di crescita e di miglioramento. Sbagliare, fallire può essere quel momento di vuoto dove viene sviluppata la voglia di rimettersi in gioco e di provare fino in fondo anche per il solo desiderio di farlo. Ascoltare l’atleta e responsabilizzarlo vuol dire educarlo a saper scegliere, evitando di anticipare o suggerire strategie preconfezionate, e far si che trovi lui/lei stesso la miglior soluzione possibile per sé. Il ragazzo/a così imparerà ad affrontare i propri limiti e non ad evitarli, e questo valore è necessario per maturare e crescere, per trovare nuove strategie e accedere di conseguenza a risorse prima d’ora inesplorate. Accompagnarlo e sostenerlo nella crescita vuol dire anche favorire la comunicazione e la collaborazione tra genitori, allenatori, compagni ecc. Una comunicazione che, grazie all’intervento del counselor, potrà essere costruttiva, incoraggiante, rassicurante, così da permettere il fluire dello scambio tra tutti gli attori, sviluppare l’alleanza e valorizzare le risorse dell’atleta, dell’allenatore e del genitore, per creare un circolo virtuoso che si auto alimenta. Il mix perfetto è l’insieme di sport, divertimento, valori e formazione. Solo allora avremo dei ragazzi che potranno diventare dei veri campioni, soprattutto nella vita!
Da sempre appassionata alle relazioni e alle tematiche sociali, mi sono laureata in Psicologia Clinica e della riabilitazione e in Sociologia con indirizzo comunicazione, dopo anni di sport praticato a livello agonistico in campo internazionale. Nel tempo, l’esser diventata moglie e mamma, le difficoltà e le inevitabili crisi mi hanno portato a conoscere il counseling, da cui sono stata letteralmente rapita dal primo istante … mai stata così sicura in vita mia, sentivo che era proprio questa la mia strada!
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