Liberi…e insieme

“Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di una mela e che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà. Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca.” John Lennon

L’amore, quello bello, viene spesso associato all’idea di “diventare una cosa sola”. Allo stesso modo, concetti come “essere autonomi”, “essere lontani”, “distanziarsi” appaiono l’esatto contrario dell’amore e sono vissuti come una minaccia per il rapporto.

Quante volte ci è successo di avere una sana invidia per quelle coppie che si riempiono di effusioni plateali, che amano fare sempre tutto insieme? Ecco, mi riferisco alle coppie simbiotiche. Molti pensano che si tratti di una relazione sana e duratura, mentre spesso si tratta di un tipo di relazione invalidante…una vera minaccia per la relazione di coppia. La caratteristica principale di una coppia di “simbiotici” è rappresentata dalla reciproca dipendenza tra i partner: mancano i confini interpersonali; in pratica, più che un incontro tra due individui si ha la costruzione di un unico corpo psichico. I due partner sono come due bambini impauriti dal buio, si tranquillizzano a vicenda e, paradossalmente, l’insicurezza dell’uno è fonte di sicurezza per l’altro. Ognuno si sente sicuro di muoversi solo se cammina accanto all’altro allo stesso ritmo, alla stessa velocità e nella stessa direzione.

Queste coppie non conoscono il litigio, la diversità di opinioni e desideri individuali. I due infatti, si comportano come se a prendere decisioni fosse sempre una persona sola; lo scambio è estremamente ridotto e così come le possibilità di dialogo, anche il potenziale di cambiamento e la creatività sono praticamente annullati. Il rapporto è di tipo esclusivo, fusionale, gli spazi individuali si annullano, non c’è differenziazione, in quello spazio difficilmente entra linfa nuova, aria fresca…sempre e solo NOI.

Il modello di relazione simbiotica trasforma così il rapporto in una prigione, in una gabbia dorata perché pretende, inconsciamente e in modo ambiguo, che uno dei due soggetti – o entrambi – rinuncino alla propria individualità e al proprio essere. Il prezzo da pagare è la propria autonomia.

Ma da cosa deriva il comportamento della persona che vive una relazione simbiotica?

Deriva da un disperato bisogno di sicurezza che la porta ad annullarsi per garantirsi l’amore eterno. Questa modalità di stare insieme soddisfa dei bisogni primari che l’individuo non ha colmato e crede di non poter riempire da solo.Perchè da adulti si trova nella simbiosi la propria forma d’amore?

Genitori simbiotici

Quasi sicuramente, chi concepisce l’amore simbiotico come unica espressione d’amore, ha riscontrato lo stesso modello nei propri genitori; in questo caso accade che, a livelli profondi, ci si porti dentro questa immagine che, volente o nolente, condiziona il proprio vissuto di oggi: solo se simbiotica una coppia è una coppia di amore. Perché? Di solito i bambini nati da una coppia simbiotica si sentono esclusi da quel grande amore, vivono una situazione di separazione e rifiuto. La quantità di amore che i genitori normalmente riversano sui figli, a questi bambini è negata, o quanto meno è inferiore al bisogno. Di conseguenza, il bambino sperimenta un grande vuoto che “pensa” sarà possibile riempire solo incontrando l’anima gemella.

Simbiosi tra genitori e figlio

Altro aspetto da considerare nell’origine del rapporto simbiotico è la simbiosi che il genitore instaura col bambino. Bambini che sperimentano l’amore solo nella relazione esclusiva, profonda col genitore, andranno alla ricerca della stessa forma una volta adulti.

Per esempio: una madre o un padre che vive solo per il figlio, che lo loda continuamente, che trova in lui la soddisfazione che forse le manca col marito/moglie, non lo aiuta a separarsi nella crescita; in questi casi, il genitore è assente e non adempie al suo compito di aiutare il bambino a individuarsi. È all’adulto che spetta portare avanti questa separazione, perché il bambino nella simbiosi sta bene, ha tutto quello che desidera, tutti i suoi bisogni primari sono soddisfatti, e da adulto cercherà lo stesso ambiente confortevole a scapito della propria individualità.

Cosa può accadere a lungo andare?

Nonostante tutta l’unità e l’unione di questo mondo, i due partner rimangono comunque individui separati e, senza che se ne accorgano, nel tempo la loro individualità cerca in tutti i modi di farsi valere. Questo processo a lungo andare può determinare forti risentimenti e violente reazioni di aggressività, ossessività, ansia, oltre che grandi delusioni, quando questa aspettativa crolla. Può inoltre portare a vivere la sessualità solo per senso del dovere e poiché il più delle volte tali esperienze sono frustranti, si moltiplicano i motivi per “amarsi” sempre meno. La spinta all’individualità può inoltre far sentire la sua protesta anche attraverso l’insorgere di sintomi fisici inspiegabili: allergie, emicranie, disturbi di stomaco o depressioni: possono essere contromisure messe in atto inconsciamente contro l’annullamento della nostra individualità.

Qual è la soluzione?

Per questo è fondamentale prendere coscienza, acquisire consapevolezza e cambiare lo schema che si ripropone e che si agisce ogni volta si instaura un rapporto di coppia. Perché? Perché prima di essere partner di una coppia, l’individuo è individuo.

E cosa può fare la coppia simbiotica per evolversi?

  • Come prima cosa, per maturare, è fondamentale che i due partner acquisiscano consapevolezza del proprio ruolo all’interno della coppia per far emergere l’individualità di ognuno. Nei rapporti simbiotici è sempre presente la pretesa che l’altro si comporti come una madre o un padre. Come fare per riuscirci? Abbandonando il ruolo infantile nei confronti dei genitori e ristabilendo con loro rapporti su un piano adulto.
  • Un secondo aspetto fondamentale è stabilire un buon rapporto con il proprio sesso. Chi vive un rapporto simbiotico ha difficoltà nel riconoscersi: le donne non si sentono davvero femminili e gli uomini non si sentono davvero virili.
  • Per ultimo, e non meno importante, riacquisire consapevolezza della propria individualità e costruirsi il proprio spazio. Uno dei più grandi traguardi a livello personale per un individuo è infatti il raggiungimento della propria autonomia emotiva. Raggiungerla implica intraprendere un viaggio nei diversi aspetti della propria interiorità. Jung diceva “Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”. Guardarsi dentro aiuta a diventare pienamente consapevoli di sé stessi e rende capaci di prendere decisioni responsabilizzandosi delle conseguenze, in accordo con la propria volontà senza dipendenze nocive. E’ quindi importante che ognuno dei partner scopra di possedere e di aver bisogno di uno spazio tutto per sé che è quello proprio e non quello del compagno, dove potersi ritirare nel momento opportuno. Quando il processo di delimitazione e di avvicinamento si compie pienamente, con fluidità, si arriva un punto in cui fusione e autonomia non vengono più percepiti opposti tra loro. Ognuno dei due è intero in se stesso ma allo stesso tempo si sente profondamente unito all’altro. Vicinanza e delimitazione non distruggono l’amore, ma lo rendono più vivo e profondo. Pertanto il successo della relazione di coppia non dipende tanto da quanto possiamo sacrificare della nostra libertà, ma dal livello di apertura alla crescita, al rinnovamento e all’evoluzione di entrambi.

Ricorda quindi che per ottenere l’autonomia emotiva è importante:

  • Rafforzare l’autostima, l’assertività, l’autoefficacia, la resilienza anche attraverso percorsi di counseling, di crescita e di evoluzione
  • Agire solo e soltanto per volontà propria, anche se emergono dubbi, paura o convinzioni che mettono in discussione le capacità personali. In poche parole assumersi le proprie responsabilità e lasciare all’altro le sue.
  • Essere autentici all’interno della relazione. Quando dite all’altro frasi del tipo “fai come preferisci”, “fai come credi”, “quello che dici mi va bene”, “esci pure con i tuoi amici questa sera se è ciò che vuoi…” quando in realtà quello che volete comunicare è l’esatto contrario, il rischio è quello di perdere la propria autenticità. Ecco imparando ad esporsi, se l’altro vi ama davvero sarà disposto ad ascoltarvi piuttosto che a controllarvi..
  • Decidere autonomamente che stato d’animo avere. L’autonomia emotiva ci dice anche che nessuno ha il diritto di decidere che stato d’animo dobbiamo avere e dirci: “Stai bene dove stai”, “è questo quello che ti conviene fare, quello che ti rende felice e non le sciocchezze che hai in testa.”

Concludo con questa frase bellissima di Erich Fromm che dice:
“Abbi il coraggio di essere libero”.
Rischia, fai un passo avanti e diventa quello che vuoi essere davvero.

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